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Immagine del redattoreJisei Do Lissone

Lunedì 08 novembre 2021


L’IMPORTANZA DI UN INCONTRO


Ho conosciuto il Maestro Kenji Tokitsu nel lontano 1980; a quell’epoca ero un giovane praticante di karate, allievo del Maestro Giuseppe Kugen Figini e avevo da poco conseguito il livello di cintura nera 1° dan. Come tutti i miei compagni di pratica, amavo il dinamismo del combattimento ma già da qualche anno avevo cominciato anche ad alzarmi molto presto la mattina per sedermi in Zazen a meditare nel silenzio delle prime ore del giorno.


Mi piacevano quei momenti tutti per me e ne traevo giovamento; mi rialzavo dalla postura desideroso di iniziare l’avventura del quotidiano fresco e vispo come mai mi era accaduto prima. Sentivo che quei momenti di solitudine mi ritempravano e mi confortavano. Mi ha sempre affascinato veder nascere il giorno, avvertire il risveglio della natura e oggi, a maggior ragione, dopo quarant’anni di pratica, sento che non ne potrei fare più a meno.


Trovarmi davanti un Maestro giapponese, per giunta già famoso per essere un grande combattente e al tempo stesso un ricercatore meticoloso e attento osservatore, oltre che uno stimato uomo di cultura, mi incuriosì oltremodo. Sentii così parlare per la prima volta in modo profondo di Yin e Yang, di duro e di morbido, di lento e veloce, di salute e benessere in assenza delle quali non potevamo aspirare ad una vera efficacia.


Non potevo credere alle mie orecchie, avevo incontrato ciò che veramente cercavo da tempo e che dava ulteriore senso alla strada che avevo imboccato con la pratica dello Zazen. Il Maestro Tokitsu metteva una particolare attenzione ed enfasi sul respiro, sul radicamento al suolo e sulla proiezione verso l’alto. uomo tra terra e cielo, in continua e costante trasformazione con essi. D’improvviso mi ritrovai a praticare qualcosa d’altro.


Ogni volta che tornavo da uno stage con il Maestro Tokitsu ero obbligato a rimettermi in discussione; avevo appreso qualcosa di nuovo e di diverso o forse solo di più profondo e dovevo necessariamente ricominciare da capo. Io e i miei compagni di pratica eravamo annichiliti ma al tempo stesso affascinati dall’uomo, dalla sua competenza e coerenza, dall’importanza delle cose che ci comunicava. Ci metteva a disposizione sempre tutto, non si preoccupava di proteggere o addirittura di celare ciò che anche lui scopriva quotidianamente attraverso una pratica meticolosa.


Con il Maestro Tokitsu ho cominciato a praticare Qi Gong e Taiji Quan come diretta conseguenza del suo lavoro di ricerca sulle origini delle arti marziali da combattimento a mani nude (karate), ed è stato probabilmente anche attraverso questa esperienza corporea piacevole, capace di generare in me tranquillità e gioia, che ho potuto pensare a un altro modo di vivere e praticare la mia professione di architetto, arrivando al Feng Shui.


In pace con me stesso ho potuto volgere la mia attenzione al mio intorno nella ricerca di armonia e di reale benessere. È così che alla meditazione da seduto (zazen), ho cominciato ad associare quella in piedi del Ritsu Zen (palo eretto o albero) tipica dello Yi Quan e constatare che anche l’alimentazione giocava un ruolo molto importante. Attraverso precisi esercizi corporei, che mirano a sensibilizzare, stimolare e correggere la colonna vertebrale oltre che a rinforzare la muscolatura dorsale profonda, possiamo da subito assaporare un senso di benessere che costituisce la base del lavoro più profondo e sottile. Cardini di questa pratica sono: rilassamento, respirazione, concentrazione e visualizzazione.



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