LA RESPIRAZIONE
Una respirazione corretta, oltre ad aumentare la capacità polmonare, rende tutti i muscoli implicati nella respirazione più forti ed elastici. Respirare in modo sano e corretto, non è la stessa cosa di respirare profondamente. Il corretto apporto di ossigeno dipende più dalla qualità della respirazione che dalla quantità di aria immessa nei polmoni ad ogni respirazione. Inspirando entra aria fresca nei polmoni e la sua componente nutritiva, l’ossigeno, viene portata attraverso i globuli rossi in tutto il corpo. Espirando, il sangue cede anidride carbonica all’aria contenuta nelle sacche polmonari, che viene poi espulsa. Uno degli scopi della meditazione Zen (Zazen), del Qi Gong e del Taiji Quan è di mantenere l’equilibrio e l’efficienza di questo scambio, in modo che il corpo possa ricevere l’energia di cui ha bisogno. Anche il capillare più piccolo si rilassa e trasporta così un flusso maggiore di sangue, di ossigeno e di Qi.
Per imparare a respirare bene non è necessario andare in Oriente. È sufficiente un piccolo spazio dove praticare, possibilmente sempre lo stesso e alla medesima ora (le ore dell’alba sono le migliori, quelle del “respiro vivo”), in cui abbandonare tutti i nostri pensieri e le nostre preoccupazioni per portare l’attenzione sulla postura e sul respiro.
Nello Zazen, avvolti dal silenzio e dalla frescura dell’aria del mattino, ci sediamo su un cuscino (zafu), incrociamo le gambe nella posizione del loto o del mezzo loto e ci ascoltiamo. Il bacino è teso in avanti, come se un filo ci tirasse, all’altezza dell’ombelico, facendo al tempo stesso spingere la colonna vertebrale verso l’alto e l’occipite, la testa verso il cielo.
Il mento preme leggermente verso lo sterno, la nuca è distesa verso l’alto e le spalle, rilassate, cadono dolcemente e naturalmente verso terra. La punta della lingua è in leggero contatto con la radice degli incisivi, gli occhi aperti posano lo sguardo circa un metro davanti a noi, verso il pavimento. La mano destra raccoglie la sinistra con i palmi rivolti verso l’alto. I pollici sono in dolce contatto e leggera tensione come se l’uno si prolungasse nell’altro. Le due mani, così sovrapposte poggiano sulle cosce con i mignoli in contatto con la parte bassa dell’addome.
È così che si creano le condizioni per l’immobilità totale; seduti in questa posizione, ci si concentra unicamente sul respiro. All’inizio, per abituarci al ritmo, ma anche per svuotare la testa da inutili pensieri, inspirando, contiamo lentamente da 1 a 3 e immaginiamo di toccare con l’ombelico la colonna vertebrale (svuotiamo l’addome appiattendolo e facciamo salire l’inspiro verso l’alto), espirando contiamo da 1 a 6 e facciamo scendere il respiro, sempre molto lentamente, verso l’addome gonfiandolo e riempendolo con gradualità di forza.
La fase di espiro dura il doppio di quella di inspiro. In entrambi i casi avviene tutto attraverso il naso con la bocca che accenna un lieve sorriso. La respirazione diventa così, via via, sempre più lenta, calma, profonda e silenziosa. I Maestri dicono che se avessimo vicino al naso una candela accesa, la fiamma non si dovrebbe muovere, tanto il respiro deve diventare impalpabile e impercettibile. In fase di inspiro risvegliamo la mente, in quella di espiro allontaniamo le tensioni e i dolori, sia fisici che morali. Ogni dettaglio della postura ha un significato profondo; le parti del corpo sono interdipendenti e si influenzano tra di loro. Grazie all’estrema stabilità della postura, si può restare a lungo immobili. È in questo modo che l’uomo smette di agire e si lascia pervadere dalla vita del cosmo.
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